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AZTEC CHALLANGE
Aztec Challenge è un videogioco pubblicato nel 1983 dalla Cosmi per Commodore 64. Il protagonista è un azteco che dovrà raggiungere e attraversare le piramidi di Tenoc Titlán e superare una serie di prove d'azione per diventare il nuovo imperatore. Il titolo si basa su un precedente Aztec Challenge della stessa Cosmi per Atari 8-bit, costruito con fattezze più simili ad un platform in stile Mario Bros.
TRAMA
AZTEC CHALLANGE
L'impero azteco ha perso la sua guida. Il membro della tribù che per primo riuscirà a superare le sette prove mortali, assurgerà al nuovo ruolo di imperatore di tutti gli aztechi.
RECENSIONE
AZTEC CHALLANGE
Immagina di essere un guerriero azteco, pronto a diventare il nuovo imperatore dopo la morte del vecchio sovrano. Non c'è un ballo di corte né una lunga cerimonia di investitura, solo un rituale di iniziazione fatto di prove mortali, che ti metteranno alla prova più di una maratona con un giavellotto puntato addosso. E se non ce la fai? Beh, c’è sempre un altro pretendente pronto a prendersi il tuo posto. Benvenuto in Aztec Challenge, uno dei giochi più difficili mai realizzati per il Commodore 64.
E' COME CORRERE SU UN TAPIS ROULANT INFUOCATO!
Il vecchio imperatore ha tirato le cuoia, e il popolo ha bisogno di una nuova guida. Per essere scelti come successore, però, è necessario affrontare un rito di iniziazione, che consiste in una serie di prove mortali da superare prima che lo facciano altri pretendenti.
Aztec Challenge è una di quelle esperienze videoludiche che ti fa sentire come se stessi cercando di saltare sopra una fila di auto in corsa mentre il tuo joystick sta per esplodere. Si tratta di una sfida pura, istintiva e, francamente, spietata. Anche i giocatori più esperti si troveranno a sudare come un attore in una scena di un film d'azione, e, onestamente, c'è una buona probabilità che il tuo joystick potrebbe fare un volo direttamente fuori dalla finestra dopo qualche tentativo fallito. Ma è proprio questa la bellezza del gioco: è una prova di nervi, e se riesci a superarla senza distruggere nulla, ti sentirai come un eroe – un eroe molto, molto sudato.
Prima prova, raggiungere la piramide
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L'IDEA DI PARTENZA E IL DIVERSO PUNTO DI ARRIVO
Per capire Aztec Challenge nel suo splendore, bisogna fare un passo indietro e guardare le sue origini. Nel 1982, il gioco era stato concepito come un platform a scorrimento orizzontale per Atari 8-bit da Robert Tegel Bonifacio. In sostanza, era una specie di Mario Bros. azteco, solo senza il pizzico di simpatia del nostro idraulico preferito.
Poi arriva Paul Norman, il programmatore che fa ciò che il buon Dio dei videogiochi farebbe: cambia tutto. Trasforma un platform da "salta sopra i blocchi" in un incubo di precisione, tempismo e nervi d’acciaio. Se prima correvi da sinistra a destra, ora correrai verso una morte certa, da un trucco mortale all'altro, con solo il tuo cuore e il joystick come compagni di viaggio.
La scala del successo può essere davvero pericolosa
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LA SFIDA DELLE SETTE PROVE
Nel cuore del gioco, Norman ci sfida con sette prove mortali, ognuna pensata per metterci alla prova come se stessimo cercando di completare il Giro della Morte in un parco di divertimenti infestato da draghi. Le prove ti portano a correre tra lance mortali, schivare trappole letali e saltare attraverso un mare di rettili velenosi, senza mai poter staccare gli occhi dallo schermo. Ogni passo falso è una caduta diretta nella fossa del fallimento.
La prima prova ti catapulta subito nel vivo: devi correre, velocemente e senza fermarti, lungo un corridoio composto da guerrieri aztechi che ti lanciano giavellotti come se fosse una competizione olimpica. L’unico modo per evitare la morte è schivare con la stessa precisione con cui un gatto evita di farsi bagnare durante una doccia. La corsa è automatica, quindi devi solo concentrarti sui movimenti rapidi e sui tempi perfetti per evitare le lance.
Ogni volta che fallisci, il gioco ti lascia un po' di spazio per rifiatare, ma non ti fa mai sentire al sicuro. Ogni cinque tentativi, ti viene mostrata una schermata che ti spiega come affrontare il livello. Non è proprio un "tutorial", più una pacca sulla spalla che ti dice: "Ehi, magari la prossima volta non lanciarti di testa nelle lance, eh?"
La pavimentazione del tempio lascia un po' a desiderare ...
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NON E' UN MONET, MA NEPPURE TORTA BRUCIATA!
Quando si parla di grafica, Aztec Challenge non brilla come un diamante, ma riesce comunque a mantenere una qualità superiore alla media dei giochi C64 dell’epoca. Ogni livello è ambientato in scenari visivamente distinti, ma alcuni (come il livello dei rettili o quello dei piranha) sembrano un po’ più abbandonati, come se la grafica fosse stata l’ultimo pensiero durante lo sviluppo. Immagina un ristorante che ti porta una bistecca perfetta e un’insalata che sembra essere stata dimenticata nel frigo per una settimana. Le prove, invece, sono pazzesche: la bellezza sta tutta nella sfida, non nei dettagli visivi.
L’audio, però, è una storia a parte. La musica di sottofondo è una melodia inquietante che ti entra nella testa come un tormentone e non te ne va più. È lo stesso brano ripetuto per tutta la durata del gioco, ma a differenza di un’altra "musica ripetitiva", questa ti fa sentire come se stessi partecipando a un rituale che non puoi interrompere. È la musica ideale per accompagnare la tua lotta contro le leggi della fisica e della logica umana. Se mai avessi avuto bisogno di un motivo per giocare con il volume al massimo, eccolo: il gioco senza la musica è come una torta senza crema… insipido.
... per non parlare degli animali da compagnia
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ALTRE PROVE, ALTRE FOLLIE
Dopo esser sopravvissuto alla corsa tra le lance, il gioco ti lancia in prove ancora più complesse. Dovrai evitare di essere schiacciato da blocchi di roccia mentre ti arrampichi verso la cima di un tempio, correre attraverso stanze traboccanti di trappole e rettili velenosi, e saltare tra tavole di legno rotte su un ponte sospeso sopra un burrone, che sembra progettato da un architetto ubriaco. Ogni salto, ogni mossa, è una questione di vita o morte, e ogni errore ti riporterà indietro di qualche passo, come un brutto sogno che non riesci a scacciare.
Alcune prove sembrano un deja-vu del lavoro di Bonifacio, con similitudini evidenti con i primi Aztec Challenge su Atari. Ma ciò che cambia è il livello di difficoltà: ogni prova diventa progressivamente più difficile, come una montagna russa che non ti permette mai di respirare. Fino a quando, al termine dell'ultima fase, ti troverai a correre di notte, sotto un cielo nero come la pece, con la sensazione che una divinità azteca ti stia guardando mentre torci il joystick fino quasi a romperlo.
La camera dei trabocchetti e il ponte sospeso. Due tra le prove più impegnative di tutto il gioco
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UN SUPEREROE (SENZA IL MANTELLO)
Aztec Challenge è un gioco che chiama a raccolta i temerari, quelli che non si tirano indietro di fronte a una sfida che sembra impossibile. Se pensi che i videogame moderni siano troppo facili, questo è il titolo che ti farà mangiare il tuo joystick e poi chiedere il bis. Non è per tutti, ma se cerchi un’esperienza che ti faccia sudare, ti faccia battere il cuore a mille e ti faccia sentire come se stessi attraversando il fuoco a piedi nudi, Aztec Challenge è esattamente ciò che fa per te.
Non cercare oltre: se vuoi una sfida vera, l’hai appena trovata. Buona fortuna! Sarai tu o a vincere, o volerai fuori dalla finestra insieme al tuo joystick?
AZTEC CHALLANGE: LONGPLAY
Grafica blocchettosa ma tutto sommato superiore alla media rispetto a ciò cui si era abituati a quel tempo.
Ottimo se cercate una sfida, frustrante se non siete abituati a giochi dalla difficoltà elevata. Nell'uno o nell'altro caso Aztec Challange rimane un titolo dalla giocabilità solida.
Ottima colonna sonora ma effetti migliorabili. Paul Normam ci sa fare quando si tratta di costruire atmosfera.
Odio o Amore, questo è ciò che sentirai a contatto con Aztec Challange. Difficile dire se accetterai la sfida, o lo abbandonerai in preda alla frustrazione.
VOTO FINALE
6,5
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